Una riflessione sotto al temporale: piove qualche parola.


Spazi”, come recita la nostra home, è nato come il "supplemento di Segnalazioni destinato a ospitare informazioni su mostre, concerti e realizzazioni espressive d'ogni genere dei collaboratori e dei lettori" del Blog principale al quale afferiva. A settembre del 2013 chi vi scrive accettò la proposta di occuparsi di queste pagine virtuali. Sembra ieri e sembra venti anni fa. Sono giorni difficili, attraversati da una brezza triste, incessante, rotta da occasionali temporali. 
È forse la prima volta che su questo Blog piovono le parole di chi lo cura, senza che siano dedicate alle informazioni cui è destinato. Informazioni su... cantare, dipingere, scrivere, disegnare, declamare, comporre, ballare, scolpire, acconciare, cucinare, installare, suonare, cucire, recitare, registrare, dirigere… più ci si pensa, più vengono alla mente altri verbi. Un elenco lungo, lunghissimo. All’azione ben precisa che ciascuno di essi descrive, azione che vede coinvolti tanto il corpo quanto la mente, corrisponde un modo per realizzare se stessi. E spesso, per non dire quasi sempre, a ciascuno di essi può corrispondere anche una forma ben precisa di arte, e di certo corrisponde un’espressione di creatività. Massimo Fagioli ci ha insegnato che ciò che li accomuna, tutti, è un processo di realizzazione di esigenze umane. Esigenze frutto della propria (innata, ritrovata, aumentata, riscoperta) creatività, che si traducono in espressione artistica, a un tempo realizzazione di identità e veicolo di rapporto con gli altri, conosciuti e non. Gli altri che leggono, ascoltano, visitano, toccano, annusano, mangiano, osservano, sentono… anche l’elenco dei verbi che descrivono il “ruolo” dei “fruitori” potrebbe allungarsi all’infinito. Perché infinito è il potenziale umano che sottende tanto il fare/dare quanto il goderne/ricevere, e infinite sono le possibili strade, e le possibili modalità all’interno di ciascuna strada: infiniti modi di cantare, scrivere, cucinare, ballare, dipingere, scolpire, riprendere con la cinepresa... Di tutto questo, ce lo potrebbero confermare gli economisti che proprio ai seminari di Massimo Fagioli si sono formati, un paese come l’Italia forse potrebbe vivere. Abbiamo un patrimonio enorme. Arte, cultura, turismo, musica, enogastronomia, letteratura, sono Valori, umani e (persino) economici, che possono raggiungere livelli addirittura difficili da quantificare. Soprattutto in certi ambiti che si sono ritagliati il privilegio di formarsi in modo sano e pulito. Non so se tali ambiti oggi siano maggioritari, ma so che un giorno in ogni caso lo saranno. E il livello medio d’istruzione e cultura, checché se ne dica, in questi decenni è cresciuto, ed è spesso tale che il valore artistico di ciò che si scrive, si compone, si assembla, si crea, è mediamente elevato. Rispetto anche solo a qualche anno fa, capita sempre più spesso di restare stupiti dalla misconosciuta bellezza di un libro di un autore ignoto ai più, di un brano musicale di un artista costretto a esibirsi per strada o a regalare la propria musica a un locale, magari anche blasonato, che al massimo gli restituisce la possibilità di vendere CD dopo il concerto. Oppure capita di osservare quanti eccellenti giovani “chef” impreziosiscono sapori, quanta intelligenza si nasconde nelle installazioni dei designer, quale straordinaria forza delle immagini esplode nella docu-fiction oggi (fortunatamente) così in voga, o comunque in inchieste mirate a cercare l’umano e combattere il disumano.
Mi azzardo a dire che, in Italia, con la sola realizzazione delle “esigenze”, ci si potrebbe vivere, senza che la pur concreta necessità di soddisfare i bisogni (pagare affitto e bollette, in soldoni) possa essere più addotta come la pretestuosa pregiudiziale a riconoscere il valore (anche economico) della creatività. Il famoso e trito "ma di cultura non si campa". La balla del secolo. Perchè di cultura ci si potrebbe campare, eccome. La creatività come mestiere retribuito, non solo per pochi privilegiati, ma per una massa di “cittadini della creatività” - una massa coesa, istruita, attenta, intelligente, sensibile - è un'opzione realistica. Sono convinto che, se davvero si volesse lavorare politicamente in questo senso, sarebbe una strada percorribile e un determinante contributo alla soluzione della fantomatica “crisi” che dicono ci attanagli. Occorrerebbe una serie di misure pratiche, economiche, fiscali, sociali, e servirebbe un nuovo modo di concepire l’economia stessa. Un modo, come i suddetti economisti amici ci insegnano, basato sull’adozione di diversi indicatori di benessere. Indicatori che non si riducano al calcolo materiale della produzione e del profitto. Indicatori che vadano oltre la sfera della mera soddisfazione dei bisogni. Sarebbe bello iniziare a (ri)pagare davvero chi scrive un libro, chi compone una melodia, chi recita su palchi di fortuna; sarebbe bello che quei palchi venissero restaurati, e che i teatri non fossero costretti a scavarsi spazi (appunto) in scantinati privi di misure di sicurezza per poi ritrovarsi i sigilli o una notifica di sfratto esecutivo; sarebbe bello se uno chef avesse l’imbarazzo della scelta nel decidere quale fra le numerose proposte di lavoro accettare, supposto che fra queste non vi fossero il pony express o il benzinaio (con tutto il rispetto, s’intende, per queste categorie pescate a caso come esempi). Sarebbe bello se le case editrici e discografiche, le gallerie d’arte, potessero trasformare il compenso per autrici e autori da lusso in ovvietà. Sarebbe bello restituire valore all’arte, la cultura e la creatività. Perché ne abbiamo tanta da vendere, da viverci. Sarebbe bello vivere in una siffatta “Repubblica delle Esigenze”.
Utopia? Certo. Ci abbiamo organizzato un incontro, sull’Utopia, con qualche amico, una volta. E il senso non troppo nascosto di quell’incontro era che oggi le basi, anche teoriche, per rendere l’Utopia realtà, o avvicinarsi tanto, davvero tanto, alla sua concreta realizzazione, esistono. Le ha definite Massimo Fagioli, a partire dalla Teoria della Nascita Umana.
Penso che sia stato per questo che accettai, e con gioia, di gestire “Spazi”. Se quell’Utopia ancora non c’è, là fuori, bisogna lavorare, tutti, nella direzione che a essa porta. Anche se il risultato andrà a esclusivo beneficio dei nostri posteri. Come un medico, che di fronte al malato, per quanto grave, non si arrende mai. Perseguire l'inutile in quanto Umano.
Fra queste pagine vi sarà sempre albergo per chi questa direzione la segue, o la insegue. Pagine dove si resta convinti, sulla necessaria e ineludibile scia delle scoperte di Massimo, che siamo nati per questo. Per continuare ogni volta a (ri)nascere, per ricreare quell’evento, ciascuno con la sua particolare espressività. Un’espressività e una creatività che qui, nel nostro piccolissimo piccolo, continueremo a ospitare, promuovere, proteggere, valorizzare.
Forse anche questa è la nostra, piccola, maniera di realizzarci. Creare e consolidare rapporti è anch’essa una forma di creatività.
Spazi è sempre pronto, mandateci le vostre opere, le vostre date, i vostri eventi.
Noi siamo qui.

La redazione.

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